Il 12 ottobre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge sulla nuova disclipina dell’editoria. Potete scaricarlo da qui:
http://www.governo.it/Presidenza/DIE/doc/DDL_editoria_030807.pdf
Il DDL prevede che i siti vengano registrati ad un’apposita autorità, abbiano una società editrice e un direttore responsabile iscritto all’albo dei giornalisti.
A queste condizioni il 99% dei siti e dei blog andrebbe chiuso. Nessun ragazzo che volesse aprire un blog potrebbe farlo.
E’ ciò che Grillo ha fatto notare in questo post:
http://www.beppegrillo.it/2007/10/la_legge_levipr/
A Grillo ha risposto con una lettera l’autore del DDL, Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio:
http://www.governo.it/GovernoInforma/Comunicati/testo_int.asp?d=36855
Levi sostiene che il ragazzo che volesse aprire un blog sarebbe escluso dall’obbligo di registrazione:
Quando prevediamo l’obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell’editoria.
Ma quali sono i criteri secondo i quali uno “pubblica un vero prodotto editoriale e diviene un autentico operatore del mercato “?.
Vediamo allora cosa è scritto nel DDL.
Nel comma 1 dell’Art.2 e nell’Art.5 si definiscono i termini principali:
Art.2
(Definizione del prodotto editoriale)
1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
Nei prodotti editoriali rientrano quindi siti e blog.
Art.5
(Esercizio dell’attività editoriale)
1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.
La pubblicazione di contenuti su siti e blog è quindi attività editoriale, anche nel caso non abbia scopo di lucro e forma imprenditoriale.
Art.6
(Registro degli operatori di comunicazione)
1. Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione, di cui all’articolo 1, comma 6, lettera a), numero 5, della legge 31 luglio 1997 n. 249. Sono esclusi dall’obbligo della registrazione i soggetti che operano come punti finali di vendita dei prodotti editoriali.
Tutti i soggetti che esercitano attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel ROC. Sono esclusi solamente i punti finali di vendita.
Il comma 1 dell’Art.7 precisa che l’iscrizione al ROC sarà utile anche per l’applicazione delle norme sui reati a mezzo stampa per chi pubblica su Internet.
Non vedo dunque dove si faccia distinzione fra il blog del ragazzo e una testata giornalistica on-line. Un blog è un prodotto editoriale, scrivere su un blog è un’attività editoriale, anche se svolta senza fine di lucro e forma imprenditoriale.
Questo DDL è allarmente. Un bel favore alla casta dei giornalisti. Si salverebbero solo le testate giornalistiche on-line. Si sancirebbe anche su Internet l’esistenza della Vera Informazione, quella che solo gli Organi di Informazione Ufficiali, paladini del Vero, possono divulgare.
Nella lettera Levi parla di “vigilare sul mercato“. Qui il mercato lo si vuol creare. Un mercato inquinato dai privilegi.
Tutti possiamo fare informazione. La possibiltà per chiunque di aprire un blog garantisce che qualsiasi notizia abbia visibilità, anche se non è stata divulgata dagli Organi di Informazione Ufficiali.
Su Internet tutto si azzera. Si può fare giornalismo senza essere un giornalista, intrattenimento senza essere un comico. Quello che conta sono i contenuti. Ed è chi naviga che sceglie i migliori.
L’informazione in Italia è misera. Si basa su un sistema controllato da politica e pubblicità. I giornali prendono milioni di euro di contributo statale. Il futuro è Internet. E perciò anche in Rete servono delle misure che garantiscano gli stessi privilegi.
Ho letto spesso che chi cerca di regolamentare Internet non conosce la Rete. E’ falso. Sono i cittadini che non conoscono la Rete. Quanti di noi scrivono su un sito? Quanti hanno accesso alla banda larga? Quanti utilizzano Internet come mezzo di informazione? La cultura della Rete non è ancora diffusa. Sanno che ora è il momento giusto per introdurre le regole, saranno pochi ad accorgersene, saranno pochi a ricordarsi una Rete libera, e dopo qualche tempo a tutti sembrerà normale.
Scriviamo a Ricardo Franco Levi: levi_r@camera.it
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